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      E pure quando, giovinetta, tutta riso, menò i lieti balli o convenne alle giojose adunanze, i circostanti trattenevano fino il respiro per paura di turbare la serenità dell'aere che circondava quel caro angiolo di amore.
      E qualcheduno ancora gemè considerando la fragile creatura folleggiare spensierata sul margine della vita, come fanciullo sull'orlo dell'abisso...Dio la preservi dalla vertigine!
      Allorchè, bianca più della rosa che le coronava la fronte, si accostò agli altari, la gente diceva: Va, va, egli è soave affanno quello della vergine che si reca a marito! - Allorchè tremò, - abbrividì, stette per cadere in deliquio, la gente riprese: - Bene per piacere si manca! Finalmente quando un sospiro le fuggì dai labbri, - una lagrima dal ciglio, - Ah! troppo era colma, esclamarono, la coppa della gioja, e n'è traboccata una goccia. -
      E non pertanto cotesta stilla spense irreparabilmente l'ultimo guizzo alla fiaccola della speranza. La incantatrice della vita mutò la veste diafana nel manto funerario e si giacque nel suo cuore come dentro un sepolcro di pietra; - quivi ella se la sentiva inecittabile, - pesa; e l'era forza tenerla così spenta del continuo davanti con quel dolore che l'Ariosto racconta di Fiordiligi, la bella sconsolata, vigilante sul corpo del suo sposo, Brandimarte ucciso in battaglia.
      Ahi quante volte al cielo levando la faccia lagrimosa aveva supplicato: Signore, rimuovi da me il calice della vita, - è troppo amaro pei miei labbri mortali! - quante con la fronte toccando il freddo marmo degli avelli per temperare l'ardore della fronte, si volgendo alla cenere quivi dentro rinchiusa, esclamò dal profondo delle viscere: T'invidio perchè riposi!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Ariosto Fiordiligi Brandimarte