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      Invano presaga del futuro io gli diceva: Rimanti, quello che possiedi basta ai miei desiderii; forse mi sembrerai più bello o più ti amerò io vestito di abiti soppannati di vaio con cinti e catenelle di oro? - Non mi badarono, e partì: - Voi avventuroso, padre mio, che le passioni umane sentite come onda di mare che percuota le pareti dei vostri monasteri; - ignaro dei nostri errori, non vi dirò come, partendo il mio Giovanni, mi paresse trovarmi abbandonata in una via senza principio e senza fine; - camminava sola, imperciocchè nel creato lui soltanto io vedessi. - Tacerò la serie infinita delle angosce che non hanno nome, sebbene abbiano punta; - il bel cielo di Fiorenza mi pesava sull'anima. Ah! l'occhio lieto ed il sole si ricambiano il raggio a guisa di due amici che si amino, ma l'occhio doloroso lo aborre; - l'amarezza segna con una tacca sul cuore i giorni consumati nell'ansietà. In prima qualche lettera rara venne a confortarmi; - quindi cessano affatto! Verso cotesti tempi incominciò a prendere domestichezza con la mia casa Nicolò Benintendi: - mille profferte di amore uscirono dalla bocca di lui, ed io non le udiva, essendo il mio spirito con Giovanni. Ben si mossero da Nicolò e da' miei caldissime istanze, quotidianamente rinnovate, ond'io fossi contenta di averlo per mio sposo: alle quali parole, come se non fossero discorse per me, sorrideva; qualunque argomento riuscì invano, ogni tentativo venne meno. - Un giorno.... giorno d'infamia.. nel quale un padre non aborrì rompere il cuore della figlia.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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