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      .. egli.., mio padre, con sembianza mesta, non senza prima allargarsi in discorsi intorno alla necessità di rassegnarci ai divini voleri... mi mostrò cotesta lettera. Crudelmente pietosa, la povera madre mia, ingannata pur ella, mi salvava la vita;... dopo molti mesi potei sollevare il fianco infermo...; nella contesa tra l'angoscia e la natura, la natura prevalse... e sopravvissi. Adesso ricomincia l'assedio; mi dissero il padre mio, per mala fortuna incontrata nel traffico, sul punto di fallire, con molte lacrime mi presentarono la chiarezza della famiglia avvilita e un nobil vecchio condotto a gran vergogna in Mercato Nuovo a ricevere lo strazio dagli statuti decretato ai falliti(170); non risparmiarono già affacciarmi alla mente gli schiamazzi della plebe, la gravità dell'infamia, il padre moribondo per l'atto obbrobrioso, - e per altra parte avrebbe tanta iattura riparato il Benintendi, quando io avessi consentito a tôrlo in isposo; non che altro, la voce del sangue volere da me questo sacrifizio; ben volontieri mio padre avrebbe data la vita, per conservarla non si sarebbe veduto supplicare i figliuoli; ma se poteva sostenere la morte, non potere la infamia: - e non rifuggirono dal chiamare in soccorso la religione, chè il confessore assicuravano sarei certamente andata perduta, se potendo, non avessi in tanto estremo soccorso i genitori - avere i giuramenti al Bandino sciolti la morte. La esitanza della sconsolata tennero per consenso, mi condussero alla chiesa... Qui mi parve le statue dei santi aprissero le labbra di pietra per rampognarmi la mia infedeltà, - le ossa dei morti si commovessero sotto il pavimento, - la cupola tenebrosa del duomo mi si rovinasse sul capo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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