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      Il giuoco compone un gioiello prezioso della corona dei principi e della tiara del papa(176).
      Giocavano: e quivi, come nei tempi andati e successivi, avresti potuto contemplare il riso ostentato di chi perdeva la sua ultima moneta, - riso che muove a compassione e spavento; - la tristezza finta di chi vince, - tristezza ch'eccita rabbia; - poi le mani trepidanti di tutti; del perditore per passione di sapersi spogliato, del vincitore per cupidigia di rapire l'ultimo soldo; - e gli occhi riarsi di cupa fiamma nel disperato, scintillanti di vivido splendore nel favorito dalla fortuna, e gli ammicchi, e le parole brevi susurrate dentro gli orecchi, e il furtivo stringersi delle mani. - L'osservatore sarebbesi soffermato a considerare sopra ogni altro il gruppo dei personaggi seduti intorno alla tavola del principe. Ella era molto miserabile cosa vedere le facoltà del corpo ed intellettuali di questo nobile guerriero assorte intieramente in certo giuoco da fanciulli, un giuoco di dadi che consisteva nell'indovinare il tratto, se pari o dispari; eppure simile passione infuriava nell'anima di lui coll'impeto dell'uragano: - stirpe germana, di cui gli antichi maggiori secondo quello che Tacito riferisce, comunque della libertà zelantissimi, non aborrivano giocarsi armi, consorte, caval di battaglia e la stessa libertà; la memoria paterna religiosamente egli amava, e non pertanto dove gli fosse comparsa al tavoliere, avrebbe giocato anche l'anima del padre.
      La fortuna camminava contraria al principe, ed egli, come caduto in furore e matto, gittava pugni di monete d'oro sopra la tavola, le quali appena percotevano il tappeto sparivano.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Tacito