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      Che cosa hai a fartene? Se fosse grande dieci braccia, potresti riporvi i tuoi peccati: - essendo breve, ci metterai il tuo cervello.
      E' mi pare che possa avanzarne da metterci anche il vostro.
      In fè di Dio hai ragione!
      Ora via, facciamo come vi piace; - ecco i dieci ducati.
      Gittarono i dadi: il tratto tornò contrario all'Orange, il quale si morse le labbra fino a cavarne sangue, e nel tempo stesso alcune gocce di sangue furono vedute scendere di sotto la veste a bruttargli le calze, imperciocchè egli si fosse con la mano sinistra abbrancata forte la carne del petto e, sopra sè stesso sfogando la immensa sua rabbia, tacito tacito l'avesse in molto sconcia maniera lacerata.
      Io ho giocato lo stipo
      , riprese il capitano Essio, per cortesia e per farvi buon gioco; però non intendo privarvene, Filiberto, - anzi vi prego di tenerlo per amore mio."
      Ahi! figlio di malvagia femmina! - lo stipo mi lasci? - Ho io forse bisogno de' tuoi stipi? Non so chi mi tenga dal rompertelo sopra la testa.
      E lo faceva, ma Giovanni Bandino lo tenne.
      Giovanni Bandino se ne stette tutta la sera seduto a canto del principe; dal capo chino sul petto, dagli occhi chiusi si sarebbe creduto che dormisse, senonchè un braccio teso sopra la tavola e il pugno strettamente serrato dava a supporre l'occupasse qualche profonda meditazione. - Allo schiamazzo delle prime imprecazioni del principe alzò la testa e si pose a osservare, - segue con diligente sguardo le vicende del giuoco, e quanto più le vede tornare contrarie all'Orange, tanto più esulta: simile affetto dell'anima le sue labbra dimostrano con sorrisi brevi, sfuggiti dagli angoli estremi, - come faville suscitate dalla pietra percossa; la sua gioia lo tradiva giusto in quel punto in cui, gittate le braccia intorno alla persona dell'Orange, gl'impedì dare dello stipo in testa a Corrado Essio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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