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      Ma la notte è troppo scura, e Dio manda giù acqua a bigonce... in qual modo si distingueranno le insegne? Come si ripareranno dal fango? I capitani biasimeranno questo mio ordine come pessimo accorgimento di guerra...
      I capitani prima di tutto obbediranno, - e qui sta il meglio; - poi risponderemo loro essere capitani di vecchio stile: quanto più disagiato il tempo, tanto più verosimile si trovi sprovveduto il nemico; il certame a luogo e a giorno fissi occorrere nella tavola rotonda soltanto, e dal re Arturo in poi aver progredito l'arte militare: ancora, se, giusta il costume di Fiorenza, hanno le milizie nemiche festeggiato il presente giorno, come vigilia di San Martino, a quest'ora dormono sepolti nel vino: la pioggia stessa e la oscurità vi danno favore; a cagione della prima, la polvere bagnata non concederà si sparino le artiglierie; a cagione di questa, quando pure le potessero sparare, non saprebbero in che punto colpire... Sapienza militare; accorgimento astuto, amore di gloria - e sopratutto necessità di rifare i denari consigliano ad assalire Fiorenza tra due ore.
      Siete pure i cervelli sottili voi altri Fiorentini! - Fra due ore l'assalto: - è detto!
     
      Nell'intervallo dei vari impeti della bufera, tra un rovescio e l'altro della pioggia turbinosa, per le vie di Firenze si ode una voce orribile e dolente, come quella che a pari ora della notte suole gittare nelle ombre l'infelice travagliato dal male della licantropia.
      E la voce gridava:
      La città dove il savio dorme e il pazzo veglia è derelitta da Dio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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