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      Dante si volse con acerbo piglio al Morticino e sì lo garrisce:
      Antinori, vi aveva pur detto lasciaste quel capo onde cristianamente lo seppellissero: Dio si ha per male che l'uomo abusi della vittoria.
      Per me non so bene se più mi giunga gradita la vista del nemico spento, o la faccia della donna mia; e non leggermente ho creduto che l'animo di questi eccelsi Signori avrebbe preso maraviglioso diletto a contemplare la testa di chi primo osò violare le mura di Fiorenza.
      Francesco Carducci, il quale per la morte di Alessio Baldovinetti era stato eletto de' Dieci di libertà e pace, ed oltre a questo teneva l'ufficio di commissario sopra la guerra, non si dipartiva più di palazzo disperando e nondimeno affaticandosi alla salute della patria: però, trovandosi presente a cotesto caso, aveva da prudente ed acuto osservatore atteso fino a quel punto senza proferire parola ai detti e ai gesti nei diversi personaggi; allora con grave contegno, chiamato un mazziere, ordinò:
      Fa di portare cotesto capo tronco al cappellano, e impongli da parte dei Dieci lo seppellisca in sacrato; poi manda, o torna a nettare il pavimento.
      L'Antinori ravvisò in coteste parole una rampogna al suo operato, e ne sentì acerbo rammarico; amico o avverso al Castiglione, quantunque volte veniva a paragone con lui ne disgradava la fama: gli si accosta per tanto e con motteggio maligno gli susurra all'orecchio:
      Dante mio, voi mi sapete di frate un giorno più dell'altro: - io v'indetto fin d'ora per mio confessore quando vestirete la cocolla.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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