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      Giovanfrancesco Antinori superbiva nel pensiero di ricondurre Lionardo a Firenze, vedeva le genti affollate sul cammino, udiva le sue lodi; era insomma contento. E fra le gioie dell'orgoglio s'insinuava ancora alcun poco di affetto pel giovine Frescobaldi. Non occorre mai notte tanto nera che in parte non mostri qualche raggio di stella, così ogni anima comechè trista, rammenta ad ora ad ora la sua origine divina. L'anima un giorno si sveglia su questa terra legata al corpo, come il condannato alla gogna; la pigra bile o il sangue ardente del suo compagno la rende malinconica o irosa, le apre la via della gloria o le porte del bagno; - povero intelletto relegato dentro un cervello umano! La vita è una battaglia continua tra le passioni che ci vengon dalla terra e l'anelito dello spirito verso i suoi sublimi destini. - Io vi domando perdono, signori, se qualche volta mi perdo in disgressioni: il racconto, lo vedo bene, allora non avanza, e sopratutto ciò non succede senza offesa delle sane regole della critica. Ritorno al soggetto.
      Giovanfrancesco Antinori, giunto ai piedi della bastite nemiche, vide ad un tratto abbattere meglio di venti archibugi ed accostare le corde fumanti ai foconi; onde, sollevato il pennoncello gridò:
      Messaggero! - Rispetto al messaggero! Chiamatemi il capitano Giovanni da Sassatello, e ditegli che venga col prigione perchè il riscatto è pronto.
      Il giorno toccava i gradini ultimi del crepuscolo; il cielo si era mantenuto pioviginoso e tinto in grigio: a qualche distanza appena vi si vedeva.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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