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      - Egli era un comandamento dell'imperatore di non soccorrere apertamente nè celatamente i Fiorentini, per quanto amore portava alle cose sue; in questo modo operando, si obbligava solennemente a perorare in suo favore nelle controversie con la Chiesa: in caso diverso avrebbe dichiarato Ferrara devoluta alla Sedia Apostolica. - Quando ebbi letto, alzai la faccia ad Alfonso, che, ripiegata la lettera e messala di nuovo nello stipo, tornò alla mia volta proferendo queste poche parole: mors tua, vita mea. Non perciò pretermisi industria a persuaderlo: gli rappresentai essere agevole sovvenirci con tanta segretezza che neppure il diavolo potesse darsene per inteso. - Il demonio forse, rispose il duca, non mica i preti: per ora io dormo: ma quando mi sveglierò, partirà dai miei sguardi una favilla che incendierà il Vaticano. - Così disse: poi, come pentito di essersi lasciato troppo scoprire, si rinchiuse nelle sue ambagi, e da quel sasso non iscaturì più vena di acqua; riuscirebbe prima all'uomo di tagliare il porfido con le unghie che rimuovere quel cupo principe dal proponimento già preso.
      E come incendierà egli il Vaticano? Questi sottili artifizii rovineranno sempre i principi italiani; la forza aperta è più generosa ed anche più efficace.
      Per quanto mi occorse intendere da uomini prudenti, le dottrine degli eretici di Alemagna trovano favorevole accoglienza alla corte di Ferrara; le principesse, dicono, avere appreso i nuovi dogmi da un eresiarca tedesco venuto espressamente a convertirle.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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