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      - vengono tagliate a mezzo, così ordinando ragione di guerra; quindi un gemito roco, - e poi più nulla.
      S'inoltrano per la valle che giace tra Rusciano e Giramonte, - la passano, - già toccano alla coda dell'esercito. - Apra l'inferno le sue porte! Ecco improvvisamente danno dentro all'alloggiamento di Sciarra; - molti, i più avventurosi, dal sonno si trovano balestrati nell'eternità; altri si svegliano per vedere soltanto la spada che penetra loro nelle viscere: sorge un cieco viluppo, un trambusto di gente che fugge o che muore e un gridare: - Accorruomo! - accorruomo! - arme! - aiuto! - e minaccie e preghiere, suoni compassionevoli o ferici. Smeraldo da Parma, luogotenente di Sciarra, corre forsennato per radunare le milizie, rincorarle e far testa; così al buio si scontra nel signore Stefano e lo garrisce come neghittoso; questi, accecato dalla brama di sangue, lo scambia con lo Sciarra suo consorto e gli menando un colpo di zagaglia nel petto, - "Sciarra", gli grida, - or ti parrà ch'io sia venuto troppo tosto!" - Segue una mischia atroce, - i nemici, mentre tentano difendersi, l'un l'altro, confondendosi, percuotono; dove adunarsi non sanno; non risplende lume, per ogni parte li circonda la morte. - Oh Dio! qual desolazione è mai questa! - potessimo almeno morire da soldati combattendo! - sia tradimento? - tradimento! - tradimento! - E lo scompiglio e la strage crescono terribili più, quanto meno veduti. - Dove l'affronto mena più tremendo il rumore: la voce del Pieruccio, superando i gridi e le percosse, invoca i lupi e gli avoltoi ad accorrere per satollarsi di carne battezzata.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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