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      Questi, inasprito dal dolore e, pił che dal dolore dalla rabbia di non aver potuto condurre a fine il suo disegno, indietreggia di alcun passo e forte appoggiato il taglio della spada sulla mano di Sassatello, ne recide ferocemente i muscoli e le vene. - Il Sassatello ritira spasimando la mano, e l'Antinori si avventando presto come una pantera, contro il giovane Eustachio, che non se lo aspettava, lo colpisce presso alla forcella del petto; il sangue scorre, - listando il tenero corpo e il bianco lenzuolo di cui si avvolgeva. Egli era pietosissimo e non per tanto bello spettacolo vedere quel giovane di ben composte forme, co' capelli ventilati dietro le spalle per la rapiditą dei moti, il volto pieno della morte imminente e d'indomabile coraggio, lottare contro l'ultimo fato a guisa dell'antico gladiatore che tenta guadagnarsi il plauso romano con lo spirare maestoso dell'anima. Giovanni da Sassatello, tempestando con la mazza d'arme punte e fendenti, ha respinto gli assalitori: adesso torna a vedere il figlio e l'osserva impiagato.
      Ahi! Eustachio mio, tu grondi sangue...
      E dimentico del proprio pericolo sta per voltare il fianco ai nemici, i quali prevalendosi dell'atto gli si stringono addosso di nuovo. Eustachio conobbe esser quella l'ultima ora del padre, se non si parava, e:
      Padre, badatevi.... badate a voi.... a voi solo, o che io mi lascio ammazzare...
      O Antinori, pel tuo Dio, non me lo uccidere!
     
      Io non conosco Dio.
      O Antinori, per quanto amore porti alla tua donna, non me lo uccidere!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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