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      Io non amo... nacqui per odiare.
      O Antinori... Antinori, pensa lui essere il mio unico figlio!...
      Tanto meglio... così sarà più presto distrutta la razza delle vipere...
      Sciarra..., Smeraldo..., aiuto!...
      Già te lo dissi... noi gli abbiamo ammazzati.
      Satana benedetto, io ti fo voto dell'anima, se mi salvi il figliuolo!
      Tutte queste parole focose, arrangolate, erano profferite tra l'intervallo dei colpi e mentre, difendendo sè stesso, il Sassatello volgeva le spalle alla zuffa tra il Morticino e il figliuolo. Dopo un breve silenzio, - silenzio di voci, però che i ferri aspramente battuti tra loro mandassero spaventevole fracasso, - il padre in suono di pianto domandò:
      Eustacchio, come ti difendi?
      Bene...
      Ed in quel punto il giovane toccava una seconda ferita. - Il Sassatello sentiva mancarsi la lena; la piaga della mano lo tormentava; i suoi occhi cominciavamo a perdere lume; volendosi tergere il sudore che giù li grondava dalla fronte, tenta di farlo con la manca, e il volto e la barba gli s'imbrattano di sangue; quell'orribile lavacro parve che in lui facesse riardere il furore; - si scaglia contro i nemici, i quali si scostano atterriti. Prevalendosi di cotesto istante di posa, si volge nuovamente al figliuolo... e lo mira tutto sanguinoso...
      Dio
      , esclama, "come me lo hai concio!" e ormai improvvido di sè si dispone ad accorrere dall'altra sponda del letto; - di repente due mani vestite del guanto di ferro gl'imprigionano la destra e gì'impediscono il passo.
      Molti colpi aveva menato Eustacchio, ma invano, perocchè l'Antinori come tutti i suoi compagni, fossero chiusi dal capo alle piante dentro arme di tempra stupenda: - di cento colpi avversarii ne aveva riparato la maggior parte, non pertanto tre lo avevano tocco, e, come quello che nessun riparo difendeva, n'era rimasto sconciamente ferito: altra speranza non gli avanzava che percuotere l'Antinori con tanta veemenza sull'elmo da cacciarlo trammortito per terra; allora gli si sarebbe lanciato sopra e, insinuandogli la punta nella commessura tra il corsatello e l'elmo, confidava svenarlo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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