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      .., grande..., figlio d'imperatore, padre d'imperatore..., glorioso..., avventurato, cadde sul fiore degli anni; - la Morte lo spense nel modo stesso che il chierico avaro soffia sul torchio appena acceso dicendo tra sè: vo' risparmiare la cera. - I corvi non si rimasero dal bezzicare gli occhi e schiaffeggiare con le ale le guance dell'avo di Filippo, - del bisavo di Carlo imperatore, Carlo il Temerario, là presso Nancy, comunque potentissimo tra i principi cristiani; - la Morte quando entra in camera del papa, non si curva mica al bacio de' piedi, ma gli va dritto e scuote il vicario di Dio della vita con la stessa agevolezza con la quale si scoterebbe una stilla di rugiada da un fiore... Ah!...
      E sollevò la faccia.
      Era visione? Era realtà? Nell'alzare gli occhi il suo sguardo s'incontra in uno sguardo acuto, come di vipera; un terribile simulacro di uomo gli stava davanti; - la pelle gli s'informa dall'ossa, - i capelli scomposti gli danno sembianza del capo di Medusa; tiene levata la destra scarna stringendo un pugnale; - però non s'inoltra, sembra essere trattenuto da forza misteriosa.
      Chi sei?
      interroga il principe balzando in piedi e stringendo una pesante mazza d'arme, "e da parte di cui tu vieni?"
      Vengo da parte mia. - Temerario!
      col manico di un coltello percotendosi la fronte esclama il personaggio apparito; "io ben sapeva non essere la tua ora anco giunta: - quello che Dio incide sopra la pietra cancellerà l'uomo coll'alito?..."
      Chi sei? parla...
      Io mi sono uno che vengo per dirti: Filiberto, i fati hanno contato i tuoi giorni.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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