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      .. guàrdati dall'aquila dei nostri Appenini; ella ha il rostro gagliardo e gli artigli taglienti...
      Torna all'inferno, donde uscisti, demonio!
      E qui il principe con quanto aveva di forza nel braccio scagliò la mazza d'arme contro il fantasma.
      Il fantasma disparve tra le ombre. Filiberto con qualche esitanza si recò in quella parte dove lo aveva veduto cadere, fidando trovare un uomo morto, ma non gli occorse persona; la sua mazza è lucida come se non avesse diviso altro che l'aria.
      Corse nella parte anteriore della tenda; - le guardie dormivano, - una sola vigilante, interrogata, rispose non aver veduto od udito anima viva. L'Orange, quasi bisognoso di più libero respiro, uscì all'aria aperta. Il fantasma era Pieruccio; costui avanzandosi carponi tagliò la tenda in parte inosservata e vi penetrò col disegno, che gli uscì a vuoto, di uccidere il principe; quando questi gli lanciò contro la mazza d'arme avendo già disposto andarsene, prevenne il colpo distendendosi sul terreno per uscire siccome era entrato. Incolume riparò tra i suoi.
      Posto ch'ebbe il piede fuor della tenda, il principe vide passare con presti passi un sacerdote accompagnato da un fante che gli rischiarava il sentiero col lampione; mosso da vaghezza di sapere a che si affrettasse, domandò:
      Dove andate, ser cappellano?
      Ad amministrare l'olio santo al magnifico Girolamo da Morone che sta per morire...
      Come?... che dite?... Il Morone!... Voi fate errore; - poc'anzi noi favellavamo insieme...
      Figliuol mio, la morte non manda corrieri: il Morone si muore.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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