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      Frate, tardi venisti... I Fiorentini non ci vonno lasciar dormire stannotte...
      Oimè! - È il finimondo... il Morone mi spirò tra le braccia...
      Il diavolo chiude le reti. - Vi ha egli lasciato nulla?
      E senza attendere risposta si volta a don Ferrante Gonzaga e gli comanda di calare verso il piano alla riscossa del colonnello di Sciarra; quindi riprese, come interrogando coloro che gli stavano attorno:
      Valenti uomini, guardate un po' costaggiù: - vedete quei corpi bianchi, - che cosa vi pajono?
      E tutti allora guardavano, - e non sapevano.
      Allorchè meno se lo aspettano, ecco presso del principe prorompere un muggito; egli volta la testa e si contempla vicino un bove trafelato dalla corsa.
      Intendodisse il principe, "messer Bacio; poichè il Morone è morto, il bove viene a profferirsi di compiere il numero dei miei consiglieri."
      Filiberto volse l'avventura in burla alle spalle del commessario del papa, siccome sovente costumava: non pertanto prima di riderne ne aveva avuto paura.
      Ora è da sapersi che i nostri nel rompere impetuosamente gli usci delle case per uccidere coloro che dentro vi fossero, atterrarono la porta della stalla di un beccaio, donde uscite le bestie presero imbizzarrite a imperversare nel campo, spargendo per ogni dove lo scompiglio e la paura; nè vorrebbe attribuirsi ad amore del maraviglioso l'affermare che la metà del danno in quella notte venne da questi animali furiosi, i quali sbarattavano le intere compagnie, pestavano uomini, rovesciavano tende, mandavano sottosopra quanto loro si parava dinanzi(215).


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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