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      Nè stette molto che la Signoria gli fece notificare, non che potesse spedire fuori danari, appena e a grande stento provvedeva ai bisogni della città, però cercasse il modo di aiutarsi da sè: ed egli, di capitano diventato mercante, ordinò una nuova annona di vettovaglie, cioè vino, grano, olio e biade di ogni ragione, e da quelle trasse tanto che soddisfece alle paghe senza più molestare la città(217). Ma occupato in siffatti fastidii, non mancava poi al debito di valentuomo di guerra, che non passava giorno senza che egli scorazzando nel paese, o qualche imboscata non tendesse, o qualche scaramuccia non ingaggiasse, sovente con suo notabile vantaggio, con danno mai. Ora avvenne secondo quello che ci lasciò scritto Benedetto Varchi(218), che alcuni giovani fiorentini; ai quali più che il viver libero piacque la servitù, si avvolgessero pel dominio e sotto nome di commessarii del papa andassero commettendo male, e tra questi annovera Agnellino Capponi, giovane di poco cervello e cattivo; Giuliano Salviati, che il cervello avea nella lingua, ed uno dei Buondelmonti chiamato lo Smariuolo. A costoro venne fatto di ribellare gli uomini di Castel Fiorentino, e mostravano volersi allargare, se il Ferruccio non vi avesse posto in buon tempo rimedio; egli pertanto mosso segretamente da Empoli ed arrivato presso al castello, dichiarò ai soldati ch'ei gli menava a vincere, non a predare; badassero a non toccare le robe e le persone dei cittadini, pena la testa: dette l'assalto e vinse e ridusse di nuovo i castellani alla devozione del comune di Firenze.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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