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      Vico, fatti accostare i carri e compostone quasi una barriera, allorchè giunsero vicino rispose a buoni colpi di picca; combatteva gagliardo, - non gli sembrava possibile avesse potuto rimanere vinto il Ferruccio, e nondimeno questo dubbio gli s'insinuava ghiacciato nel cuore e gl'intorpidiva le braccia. Il vento disperde con meno furia la polvere su le vie di quello che il Ferruccio si facesse di quel residuo di vinti; e la man porgendo a Vico gli disse:
      Dio ha provveduto: - tu menerai a Fiorenza copia di bovi - ed altro ancora.
      Poi tacque continuando a cavalcare di fianco a Vico. Vico a sua posta volentieri si compiaceva del silenzio, dacchè non si trovasse distratto da volgere tutti i suoi pensieri ad Annalena: - E che dirà al primo vedermi? - domandava a sè stesso. Quali saranno le sue parole? di rampogna? - di amore? - e chi sa quanto soffriva? - quanto piangeva? - quali notti vigili? - Ma l'angiolo custode l'avrà consolata; - sì, certo, egli le avrà susurrato negli orecchi: Cessa di tribolarti, - il tuo Vico vive e ti ama...
      Mentre così seco stesso favella di amore, Ferruccio, come se la sua anima avesse tenuto arcano colloquio coll'anima di Vico, nel modo col quale si riprende un ragionamento interrotto parlò:
      Di piccolo aiuto potrà esserle il padre vecchio; - in città piena di confusione e di pericolo chi torrà cura di lei? - Sovente la fame stringe Fiorenza, e forse adesso le manca pane per sostentare la vita. Dacchè in città o in contado conviene sopportare disagi, meglio è che ella gli soffra al tuo fianco.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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