Pagina (663/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'arco prima di tendersi si ruppe; - il fiore appassì sopra la pianta; - lo assaliva invincibile il fastidio della vita; nella stessa guisa di Giob sovente diceva al sepolcro: Tu sei il padre mio; - ed alla Morte: Tu sei mia madre, - e tutto questo perchè non aveva potuto acquistare l'amor di Maria.
      E nondimeno, dove sopra tanta tenebra di pianto si fosse potuto diffondere un raggio solo di speranza, le lagrime sarieno diventate liete dei colori dell'iride, come le stille della rugiada in faccia del sole, - convertito l'inferno nel paradiso, - nè egli forse la sua condizione avrebbe scambiato col paradiso.
      Vedesti mai, quando l'aura vespertina turba la placida superficie di un lago, riflettervisi dentro così confusamente, in mille maniere vorticose, fantastiche e non pertanto vaghe, le piante, gli edifizii di cui vanno popolate le sponde e i colli lontani? - nel modo stesso nella mente di Ludovico si avvolgevano idee indefinite di felicità, di affetti di sposo, d'amor di padre, egli allora avrebbe aborrito la morte - delle generazioni uscite dal suo fianco composta una splendida catena, l'avrebbe lanciata traverso il futuro per aggiungere la soglia della eternità.
      Soave è il vento che spira dai patrii monti, ma a mille doppii più caro l'alito della donna amata. - Bene invogliamo a piangere di amore le voci che muovono a celebrare sul mattino le glorie del Creatore, ma nessuna voce giunge più desiderata all'anima del padre di quella del diletto suo figlio. - Bellezze della terra e del cielo, quanto mi sembrate pallide in paragone della faccia del figliuol mio!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Giob Morte Maria Ludovico Creatore