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      - E maledizione e sventura a chi, giacendo in letto solitario, e forte vi desiderando la donna altrui, potè immaginarsela in quell'ora baciare baciata... e non balzò furibondo dalle piume e non empì le tenebre di tale un urlo che mettesse in chiunque lo udiva spavento. - A colui che non aborre accostarsi alla femmina come il mendico alla porta del convento per ottenere in elemosina la scodella piena quando la volta gli tocca, io non ho nome d'obbrobrio, nel modo stesso che Dragone non ebbe pena pei parricidi; - almeno i pomi del lago Asfaltide apparivano splendidi al di fuori; - qui invece cenere all'esterno e dentro, - abiezione umana di cui Satana medesimo sentirebbe pietà. - Sfortunato quel padre che non può chiamare liberamente un fanciullo col nome di figlio senza che vergogna ne nasca alla madre! - Infelicissima la madre alla quale riesce di rimorso il suo portato!
      Quando più il tradimento s'inebria nella sua voluttà, la penitenza, comecchè stanca di correre sempre la terra, si pone in via; - il tradimento, giovane in prima ed esaltato dal vino della colpa, precede vigoroso, - poi si consuma - e invecchia presto; - la penitenza per mutare di tempo non cambia sembiante: - il tradimento dorme, le palpebre della penitenza non s'incontrarono mai;. - alfine un giorno lo raggiunge, e allora gli pone, come dentro a nido apparecchiato, un aspide nel cuore, - gli spalanca il sepolcro e glielo mostra tremendo di spaventi, peggio dell'arca di Regolo irta di ferri acuminati.
      Siffatti pensieri si avvolgevano per la mente commossa di Ludovico Martelli.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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