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      All'improvviso lo percuote una voce:
      Io vi dico e vi giuro esser morto ieri notte pochi minuti dopo ch'io vi lasciai sul canto di Diamante.
      E' mi pare impossibile. Se lo aveva veduto la mattina a terza su la piazza della Signoria!
      Il bargello e la morte vengono a casa senza avvisi.
      Dicono sia morto di colica per troppo mangiare.
      Ben gli sta; - con quel suo ventre affamava Fiorenza; - le cose del papa avvantaggiava assai meglio che una compagnia di lanzichenecchi o di bisogni...
      Per me gli porrei in epitafio: - La migliore azione operata in vita da Nicolò Benintendi fu quella di morire.
      Chi morto? - Chi avete detto che morì ieri notte?
      con immenso anelito domandò Ludovico.
      Oh! non l'avete voi inteso? - Messer Nicolò Benintendi.
      Morto! - Si è mai goduto tanta esultanza per la morte di un uomo? - Un desiderio ardente pose mai sul teschio della morte fiori sì lieti della speranza? - Torna a fluttuare per le vene di Ludovico il sangue vitale; - gli si colorano le guance, - i suoi passi si accelerano, - i suoi pensieri prorompono, si urtano e non hanno tempo di definirsi; - l'orlo del calice comparisce appannato pel contatto dei labbri di un altro uomo, pure egli contiene abbastanza liquore da invitarlo a bere; - la bocca fu baciata, - non importa, - ella potrà pur sempre proferire la parola che lo renderà il più avventuroso o il più misero degli uomini; - sopra tappeti di Siria ei non avrebbe mai mutato così soave il passo com'ora sopra la terra di recente smossa di un sepolcro. - Ah! misero!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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