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      Io dormirò a bell'agio entro la fossa, o figliuol mio! perchè in questa terra il sonno di rado scende sopra le mie palpebre; - il pianto non cede la signoria degli occhi... ed io piango e veglio tutte le notti, o Vico!...
      E perchè vegli? - E di che temi?
      Figliuol mio - chiuso nel vostro dolore non vi accorgete del mio; - spesso tornate a casa pallido come un'anima, parlate tra voi, non rispondete; spesso vi gettate sul letto e discorrete di uccidere e di uccidervi, di una donna, di un tradimento e di altre cose che mi trafiggono il cuore. E quando tanto vi travaglia l'affanno, può egli dormire Giannozzo vostro che vi ha veduto nascere, che da voi in fuori non conosce altra gioia su questa terra?...
      Ludovico, sporgendo il fianco dal letto, gittò le braccia intorno al collo del servo amoroso, e il capo gli posando sul petto, singhiozzava forte senza favella e senza lacrime. Il vecchio invece piangeva e gli baciava i capelli; - pure alla fine Ludovico con un gran gemito disse:
      Ah! io sono misero assai... Porgimi la veste.
      Ma perchè non riposate?
      Giannozzo, se tu potessi immaginare i carboni sopra i quali distesero san Lorenzo essere un letto di rose in paragone di questo su cui mi giaccio, non mi consiglieresti a rimanervi di certo... non è egli vero?... Dammi la veste, imperciocchè prima di partire mi convenga soddisfare a parecchi santissimi uffici.
      Indossata la veste, si pose davanti allo scrittoio e cominciò a scrivere: la penna volava, i fogli diventavano neri con meravigliosa prestezza; con la voce sovvenendo alla memoria, ad ora ad ora proferiva quello che andava scrivendo; - rammentò i parenti, - i servi, - sua ultima volontà, perdono, - misericordia di Dio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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