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      Pur troppo la vostra anima abbisogna di più forte affetto... e più gentile....
      Successe lungo silenzio. Ludovico, crollata prima alquanto la testa, riprende:
      Senti, Giannozzo; - io non morrò - forse; - per me sta la buona causa e Dio: non pertanto la vita è fragile cosa, - fragilissima poi quando la commetti al filo di una spada; - un passo in fallo... una tarda parata... un battere di palpebra, e il ghiaccio dello stocco nemico ti penetra nelle viscere; - e il destino sta chiuso nel pugno dell'Eterno, ed in questa incertezza di morte parmi ufficio di buon cittadino avere riguardo a tutto.... Però ascoltami.... Non volli scrivere per l'appunto ogni cosa... sarebbe parsa vanità...; molto mi è forza commettere alla tua fede. - Alla povera vedova la quale veniva ogni sabbato di nascosto per la elemosina darai cento fiorini d'oro per servirsene ad accasare la figliuola con qualche onesto artigiano il quale valga a farle le spese; ella conserva la superbia della passata fortuna, - confortala di accomodarsi ai tempi, - rammentale che il pan bigio acquistato col sudore della fronte nudrisce le viscere, mentre il pan bianco comprato a prezzo d'infamia si converte in cenere e non passa la gola. - All'uomo di arme mutilato il quale sovente si ripara qui in casa come la rondine inferma al suo nido, darai ad abitare una stanza al secondo piano e lo nudrirai non altrimenti che se fosse tuo fratello, perchè guai alla città che consente il soldato il quale per lei perdeva la mano destra stenda la sinistra.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Giannozzo Dio Eterno