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      Questa donna io non conosco. - E come si chiama ella?
      Ludovico, balzando in piedi, come se lo avessero toccato con carboni ardenti, gridò imperversato:
      Si chiama angiolo, si chiama demonio; - questa donna è colei che mi toccò il cuore e me lo fece di pietra - questa è colei che nella sua mano atroce strinse i palpiti, le immagini, le soavi illusioni della mia giovanezza, e mi rese le cure nei tardi anni, la sazietà delle cose create, il fastidio di me medesimo.... maledetta l'ora in che i nostri occhi s'incontrarono... e sii maledetta tu stessa; - così potess'io cacciarti dal mio seno, come ti lancio fuori della mia casa; - qui si accostando al balcone ne schiudeva furiosamente le imposte, pur tuttavia esclamando: Va, ogni uomo ti calpesti - ogni sozzura ti contamini. - E levò la mano in atto di gettarlo, e subito dopo lasciando cadere abbandonata la mano, con parole interrotte riprendeva:
      Ahi stolto me! misero me! Maria... perdono! - Io non so più quello ch'io mi dico o ch'io mi faccia; io ti amo... fuori di misura io ti amo; per te bestemmiai il mio Creatore, ma per te prima imparai ad onorarlo; - per te soffersi e tuttavia soffro tormenti di dannato, ma per te mi deliziai di voluttà divina; - ed io ti accuso a torto, - sono ingiusto con te; - tu ami il Bandino e lo detesti; colpa del destino, non tua; - tu rodi questa passione come un destriere il suo freno, e, misera! non ti giova, chè il morso del destino non si rompe... - Giannozzo, per quanto amore porti al tuo Dio, insieme a quella di mia madre farai che questa immagine mi riposi sul petto.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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