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      Maria si chiamò la diletta mia genitrice, Maria anch'ella si chiama; - entrambe amai... ad ambedue eressi un tempio nel mio cuore, nè ben distinguo chi più di loro mi sia cara, - tanto l'amore di sviscerato figlio si confuse con quello di amante, - per loro io vissi, per loro io perisco: - queste due immagini deposte sul mio cuore compongono la storia della mia vita; - la prima lo ha fatto palpitare, - la seconda palpitare troppo... - e si è rotto... Ch'è questo? - ch'è questo, Giannozzo? - Il suono della tromba? - Per Dio, mi aspettano... su via... affrettati... presto. Io che ho sfidato non avrei dovuto comparire secondo alla chiesa di San Michele Berteldi."
      E tosto di armi apparecchiato e di vesti si cacciò giù a gran furia per le scale; giunto all'estremo gradino, il suo cane fedele saltò fuori della casuccia e, le zampe deretane puntando in terra, quelle davanti tenendo levate col collo teso, faceva prova di rompere la catena per arrivare al suo signore.
      Italo!
      esclama il Martelli, "povero Italo! tu mi ami davvero; dicono la tua anima morirà col tuo corpo; se così è, me ne duole non tanto per te, quanto per colui che ti creava: - la tua anima meriterebbe sopravvivere al sepolcro più che migliaia di anime umane..." Così discorrendo, con la mano gli liscia la testa; e il cane si distende, si voltola sul pavimento, poi balza in piedi scrollando la testa, e come per vezzo mordendo dolcemente la mano a Ludovico; allorquando poi questi procedendo oltre si allontanava, la bestia amorosa si pose a guaire come se lo avessero ferito a morte.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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