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      La cavalcata continuando il suo cammino, scorsa la strada di Parione, si avviò al Ponte alla Carraia; procedevano silenziosi in balìa di pensieri diversi, quando all'improvviso il Martelli, fermando il corsiero, si piegò sull'arcione per contemplare anche una volta la diletta sua patria. Il sole non coloriva ancora de' suoi raggi l'estremo emisfero, - la città, rischiarata dalla prima luce del giorno, appariva quasi ninfa montanina scesa su l'alba dai colli di Fiesole per bagnarsi le membra nei lavacri dell'Arno, e le infinite ville biancheggianti di cui andavano popolate le prossime colline avevano sembianza, di un gregge di capre sparse pei balzi della pastura della menta e del timo: - all'improvviso spunta la luce, e spuntata appena, ecco percuote le finestre lontane dei palagi e i merli delle torri, - balena una immensa quantità di fiammelle, si suscita quasi un incendio, e l'aspetto della città di umile diventa superbo. Allora si mostrò Firenze nella pienezza della sua gloria, quasi regina cinta la testa di corona di gemme scintillanti; - donna augusta, signora di provincie seduta sopra il dorso del leone... Onde, preso da tenerezza e da orgoglio, scese da cavallo, si prostrò a mezzo il ponte e, chinato il volto, baciò la terra esclamando:
      Salute, o patria, salute!
      Quindi, tornato a cavallo, la salutò con la mano aggiungendo:
      O patria, addio!
      Giunti a porta San Friano, tolsero commiato dai parenti e dagli amici, imperciocchè la Signoria avesse ordinato; diligente guardia, onde nessuno uscisse oltre le persone descritte, tranne il Sordo delle Calvane, che aveva il braccio al collo per una archibugiata tocca scaramucciando, e Iacopo detto Iacopino Pucci, ai quali concesse speciale licenza.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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