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      - Il braccio di Bertino con impeto irresistibile sbalestrato lontano dal cuore lascia scoperto il seno di lui; - ci si avventa la punta del ferro di Dante bramosa di sangue.
      Non pertanto schivò l'Aldobrandi l'assalto volgendosi spedilo a mancina di faccia al sole: il Castiglione si prevalse del vantaggio allargando un passo da parte e non concesse campo a Bertino di mutare cotesta posizione senza suo grave pericolo.
      E cotesta situazione di per sè stessa lo esponeva a pessimo partito, dacchè i raggi del sole gli abbagliavano gli occhi, e tra quella luce scintillando la spada nemica gli balena funesta sugli occhi quanto quella dell'angiolo che allontanava dall'Eden i primi padri colpevoli.
      Il conte di San Secondo, male sapendo come potere in tanto estremo sovvenirlo, immemore delle leggi della cavalleria stese l'alabarda su la quale erasi fino a quel punto abbandonato, come per accennare, e con grave voce esclamò:
      Bada al sole! - Poni mente al sole, - o tu sei morto!
      Giovanni da Vinci, padrino di Dante, il quale a cagione della immobilità e taciturnità sua aveva fatto dubitare se fosse un cavaliere vivente o piuttosto un colosso inanimato, ruppe il silenzio dicendo:
      Signor conte, per avventura dimenticaste il bando?
      Me ne ricordo, capitano; il peggio che può andarmene è la forca.
      No, il principe di Orange non vi condannerà ad essere appeso, ma io vi passerò molto bene da una parte all'altra con la mia partigiana.
      Voi?
      Un urlo immenso, doloroso, troncò cotesta lite.
      Tacquero entrambi ed attesero a contemplare il campo di battaglia.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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