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      .. amalo... che bene lo amerai. - Per me poi... io era nato a morir presto - troppo gran fiamma ardeva nel mio petto perchè non mi consumasse veloce; - non mi uccide il ferro del Bandino bensì la mia passione, - il tempo mena l'oblio; - bene spesso la lapide del sepolcro seppellisce col morto gli affetti dei vivi. - Nè, quando pure mi fosse concesso, a te felice vorrei comparire dinanzi ombra dolente, nè desidero insinuarmi pensiero miserissimo a turbarti le gioie dell'anima - E' v'ha un'ora nella notte, nella quale i sepolti nei chiostri dei conventi sembra che mandino su pel campanile una voce di bronzo ai morti della prossima chiesa, e questi a quelli di un'altra, finchè quel suono si disperde nello spazio quasi per domandare a tutti se debbano continuare a dormire o se pur giunse il tempo di presentarsi al giudizio finale... ora consacrata alle meste memorie - alla ricordanza degli antichi trapassati... Maria, in quell'ora... in quella invocazione dei defunti alla preghiera pei vivi, ricordati di me che ti amai tanto... tu poi non mi ami, o Maria...
      Io?
      Tu non mi ami, e lo so; - perchè vorresti lusingarmi adesso? Io intendeva assuefarmi a questo veleno... egli fu assai più potente di me e mi ha divorato le viscere. - Che cosa vuoi farvi? - ormai le viscere sono corrose. - Però non dovrebbe increscerti ch'io muoia per te... anche a Dio piacciono gli olocausti di sangue... Addio! - Talora vorrei supplicare l'Eterno, che a tanto peso di sciagura condannò la mia giovanezza, di poterti mettere in oblio, Maria,... ma io non posso invocare il mio inferno.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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