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      Ohimè! Qual confessore mi darà l'assoluzione di tanto misfatto? Ohimè! che se adesso io mi morissi, me ne anderei dannato. Tienti la roba, io non la voglio, - mi rammenterebbe il mio delitto.
      E l'altro, quasi non si accorgesse del pericolo da cui era scampato o non lo rammentasse, gli tenne dietro parlando:
      Avrai il tuo mezzo dei gabbani, delle spada, - di tutto avrai il mezzo; - ma la catenella la voglio intera per me che intendo donarla alla Ginevra mia... Che vuoi tu farne, fratello? tu non hai innamorata, nè mai ch'io sappia ti sei fidanzato con alcuna fanciulla della pieve...
      Alla fine i nostri personaggi si trovarono in parte che, per aver dato campo a mortalissimo scontro tra i soldati del Ferruccio e le bande imperiali scorrenti pel paese, era piena di uccisi; le varie e tutte miserevoli attitudini di morte offendevano la vista; più offendeva l'odorato un fetore infame di corpi corrotti; - e non pertanto queste sensazioni erano di gran lunga superate dal turpe spettacolo della umana avidità.
      I saccomanni, con gli occhi cupidamente intenti a trovare cosa che loro piacesse, senza pietà scorrevano sopra le sconcie ferite; le mani rapaci senza tremare si bruttavano di sangue e di marcia; - le ultime vesti toglievano, restavano i nudi corpi in disonesta mostra nel mezzo della via; e se s'imbattevano in alcuno che portasse anella o cerchietti di oro alle orecchie, se riusciva loro agevole di quinci rimuoverli, sì il facevano; - altrimenti le orecchie e le dita ornate del metallo prezioso tagliavano e dentro lo zaino riponevano - alle figliuole e mogli loro serbavano la cura di separare con comodo a casa le dita dagli anelli, le orecchie dai cerchietti.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Ginevra Ferruccio