Pagina (744/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Simili alla rosa nascosta nella valle che attende il raggio del sole per colorirsi e per ispandersi, ambedue attendevano uno sguardo di amore; - noi le guardammo, ed esse si fecero vermiglie. Per singolare accidente erano entrambe sorelle di latte, entrambe orfane, e così strettamente unite da amoroso legame che in nessuna delle due appariva sforzo per dimenticare da una parte i troppo superbi, dall'altra i troppo umili natali. Dicono nessun maggior dolore travagli l'uomo che quello di rammentarsi dei tempi felici nella miseria; - io però non conservo idea distinta del bene goduto... tanto peso di sciagura gravitò sopra il mio intelletto! - Io scorgo confuso traverso una caligine, - la mia anima ha perduto perfino i piaceri della memoria. Taccio i dolci desiri; - io amai Selvaggia, tuo padre Tomaso madonna Ermellina; ci fidanzammo; - il giorno destinato alle nozze venne. Tomaso aveva da fanciullo avuto dimestichezza con Naldo Monaldeschi, gentiluomo del contado di Prato, dimestichezze che l'anima bisognosa di amare confonde con l'amore, e sovente non sono altro che infermità dello spirito; - costui abbandonò le case paterne, corse varii casi di fortuna, fu soldato e combattè, spada di ventura, ora per impero, ora per la Francia, nelle guerre di Napoli e di Lombardia. Rimasta la guerra, se ne tornò a casa con qualche danaro di meno, qualche anno di più e per aggiunta alcune ferite riportate sopra campi dove bene si poteva acquistare o morte o preda, ma gloria non mai. Tomaso, quasi questo tempo fosse scorso pieno di soavi cure e di esercizio di gentili discipline al compagno come a sè stesso, ricominciava l'antica comunanza di affetti, la fraterna intimità. Lo volle pertanto compagno agli sponsali, convitato al festino: - quando andammo a tôrre le spose a casa, Naldo era della comitiva; - egli non aveva mai veduto le donne: allorchè si apersero gli usci, e vestite di bianchi panni, inghirlandate di rose si presentarono alla nostra vista, Naldo le guardò, allibì e si accostò tremante alla parete, - sì forte il tremore lo assalse; io me ne accorsi e ne sentii orgoglio, comecchè non sapessi chi di loro fosse capace a recare siffatto turbamento nell'animo del soldato; ma, o movesse dalla mia o dalla donna del mio fratello, era per me la causa dell'orgoglio medesima.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Selvaggia Tomaso Ermellina Naldo Monaldeschi Prato Francia Napoli Lombardia Naldo Naldo