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      - ed altre siffatte parole aggiungendo, ruppe la caraffa sul selciato. - Così come l'acqua contenuta nella caraffa si disperde, egli soggiunse, si disperda ancora la memoria del fatto, o si rammenti soltanto per celebrare la virtù del servo fedele. Lucantonio, nei detti acerbi contro di me profferiti ebbi dimostrazione dell'animo tuo: - se altri tu ne avessi adoperati, a quest'ora io ti odierei; io primo narrerò a Tomaso la tua magnanimità! - E mi lasciava.
      M'ingannassi nel mio sospetto! - Guardai il selciato e vidi l'acqua innocente aver corroso la pietra; - mi feci cuore e mossi ratto alle stanze di Tomaso; mi negarono l'entrata; pregai ed anche minacciai, ma non riuscii nell'intento. - In questa scendeva la notte, ed io, pieno di rabbia, improvvido di consiglio, contemplando il male nè lo potendo prevenire, mi caccio tra gli alberi del barco del castello: immemore di me calcava e ricalcava le medesime vie, quando mi accorgo di uno stormire di fronde; mi soffermo e al tempo stesso sento percuotermi a tergo e stracciarmi violentemente e vesti e il giustacore di bufalo, - Spicco un salto, volto la faccia, e l'omicida è già lontano. Quantunque l'ombre fossero già alte, io ravvisai nel fuggente lo scudiere di Naldo. O casa dei Tosinghi a quale estremo ridotta! Il pugnale mi era rimasto fitto nel corame; ne lo trassi fuori, e al primo lume conobbi essere quel desso che Naldo portava sempre alla cintura, quel desso ch'egli soventi volte mi diceva aver avuto a gran prezzo da un mercatante saracino perchè maravigliosamente attossicato.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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