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      Chi la lunga contesa, il disperato dolore e l'esitanza?... Rifinito di forze, mi abbandonarono gli spiriti; misericordia di Dio fu sospendermi in quel punto la vita, maggior pietà sarebbe stata tôrmela affatto. - Quando gli occhi miei tristi si riapersero alla luce, mi trovai sciolto, - molti miei conoscenti mi stavano attorno contristati; - il capo, i piedi e le mani acerbamente mi dolevano, tentai levarmi e non potei; mi posi a sedere, e gli occhi drizzai all'albero maledetto; io non vedeva bene. - O voi pietosi, io cominciai, che mi circondate, ditemi per pietà, se mio figlio pende tuttavia dall'albero! Lo avete salvato? - Mi risposero singhiozzando, e poi uno di loro riprese: Lo abbiamo sepolto accanto a voi. - Piegai la faccia, e al lato destro mi occorse una fossa coperta di piote recenti. Il delirio mi vinse, e mi atteggiai come il cane quando raspa per iscavare. - Ah! prima che la terra me lo ricuopra per sempre, ch'io lo rivegga anche una volta. - Mi levarono per le braccia onde allontanarmi dalla vista di tanta miseria. Giungemmo presso al castello; la pioggia aveva spento l'incendio, la parte superiore rovinata, la inferiore illesa: io non so come mi tornarono le forze; mi liberai da coloro che mi tenevano, e corsi alla volta della casa... penetrai nella sala... deh! mi sia concesso non ricordarvi la strage nefanda: così potesse non rammentarla l'anima mia!... Selvaggia mia, se il cuore non mi ti avesse indicata, non avrebbero saputo ravvisarti i miei occhi... come orribilmente ti avevano lacera la gola, con quante ferite guasto il castissimo corpo!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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