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      Vico, Annalena e Lucantonio si strinsero in un solo abbracciamento e proruppero in grido doloroso.
      Passata la prima impressione del terrore, Lucantonio asciugandosi la fronte col dorso della mano, mormorò:
      Ah! mi era parso vedere l'anima del mio figliuolo.
      Annalena giunse le mani e alzandole al cielo diceva:
      O Signore, io sperava tu mi avessi conceduto la vista della mia genitrice.
      E Lucantonio riprese:
      I luoghi che prima amai m'increbbero: raccolto quanto meglio potei dal naufragio della nostra fortuna, mi ridussi ad abitare su quel di Fiorenza: a te costumi diedi convenienti alla nuova condizione; tacqui i natali e le sventure per non ti contristare la bella giovinezza: due amori suscitai nel tuo seno, quello della patria primo, poi quello di me; non perchè lo meritassi, ma perchè ne aveva immenso, irresistibile bisogno... Adesso in te se ne leva un altro il quale per certo non ispegnerà gli altri due... Se ciò avvenisse... sento che la tazza del dolore non si vuota mai. Di Naldo che avvenne? Voi lo avete veduto, or non è guari, cadavere miserabile sotto le zampe del mio cavallo.
      I giovani stavano per consolarlo, quando furono trattenuti da un secondo colpo più fortemente bussato.
     
     
     
     
     
      CAPITOLO VENTESIMOQUINTO
     
      VOLTERRA
     
      Tanto fischiar di strali,
      Brillar di brandi ignudi,
      Colpi così mortali,
      Urto sì fier di scudi,
      Sangue non fu mai tanto,
      Nè più letizia e pianto.
     
      ARMINIO, tragedia.
     
      Era Francesco Ferruccio. Egli s'inoltrò con passi gravi, e in sembiante severo; ma quando vide la fanciulla atteggiata di dolore, quasi statuetta che un bel pensiero di artista abbia posto sul sepolcro di un primogenito o di sposa nuovamente divelta dalle braccia - forse dal cuore - dell'amato consorte quando dal volto di Vico e di Lucantonio conobbe l'angoscia esser passata colà, di severo divenne mesto ed appoggiò il gomito destro sul pomo dello spadone, sopra la mano la faccia.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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