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      Un popolo si armava ai danni dell'altro per sostenere Lorenzo dei Medici nella impresa degli allumi: fu questa guerra avaramente incominciata, crudelmente combattuta. Lorenzo mosse contro Volterra Federico duca di Urbino con poderosissimo esercito; e poi impedì che la città si soccorresse, - gli amici di lei corruppe o spense; sicchè abbandonata, soprafatta dal numero e dal tradimento, cedè alla fortuna del nemico. Con quanta misericordia si comportasse verso i vinti Lorenzo, che la posterità si ostina a chiamare Magnìfico, si dimostra da queste poche parole di uno scrittore volterrano: "Io non istarò a narrarvi la universale desolazione, gli incendii e gli spogliamenti di cui vanno piene le storie del tempo. Basti dirvi che la rovina di questa patria fu tale che pochi esempi sono accaduti simili a questo, per cui non è risorta mai più(258)"
      Alcuni cittadini di Volterra, i meno, - perchè i generosi non furono mai troppi, anteponendo alla servitù l'esilio, ricoverarono in varie terre d'Italia. Poco dopo sopraggiunse nella rovinata città Lorenzo con pecunia per corrompere il popolo e per innalzare la fortezza; ogni privilegio le tolse, di libera la ridusse serva, e tali e tante vi commise enormità che presso a morte la memoria di quelle lo travagliava fino al punto di disperarlo del perdono di Dio.
      Il popolo fiorentino, scacciati i Medici, attese a riparare le ingiurie del tiranno, restituì ai Volterrani il governo e l'entrate; ma, ormai troppo profondamente offesi, non poterono risorgere all'antico splendore.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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