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      Ferruccio, affrettati i passi, giunse in Volterra il giorno stesso 26 aprile che si partì da Empoli, trascorsa appena la ventunesima ora: subitamente introduce i fanti per la porta del soccorso nella cittadella; fatti smontare i cavalleggeri e cavare le selle ai cavalli, per la medesima via gli mette dentro. Se i soldati lo accogliessero con dimostrazioni di allegrezza è agevole immaginarlo; egli, come uomo a cui il tempo tardi, imposto modo a coteste gioie, favellò brevi parole:
      Attendano i soldati a riposarsi, - di cibo si confortino e di bevanda; tra mezz'ora io gli richiamo alle armi.
      Uno dei cittadini di Volterra chiusi in cittadella accostando la bocca all'orecchio di certo soldato fiorentino, mormorò:
      Ecco un comando ch'è più facile a darsi che ad eseguirsi. Come faremo a confortarci di cibo e di bevanda che in cittadella avanzano appena sette barili di vino, e dei pani forse ne avremo cento?
      E il Fiorentino ghignando:
      Sta quieto; non sai tu che il nostro capitano si è fatto imprestare il miracolo di multiplicare il pane quante volte egli vuole?
      Ahi tristo! per poco voi altri Fiorentini non diventate luterani: tu schernisci il miracolo; non ischernirlo, perchè io, alla croce di Dio, ti giuro che l'ho veduto.
      Lo hai veduto?
      riprese il Fiorentino spalancando gli occhi; "amici, apriamogli la vena."
      Che vena e che non vena! io ti dico che costà nella terra dentro la chiesa di San Francesco si conserva un frammento del pane moltiplicato dal Redentore, - è di orzo e fresco, come se uscisse pur ora di forno(260).


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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