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      Io non dileggio: - guarda; - il miracolo si opera.
      I soldati, aperti gli zaini, ne avevano cavato pane e vino, e stesi per terra, dimentichi dei disagi della vita, improvvidi dei futuri pericoli, motteggiando e ridendo di gran cuore, adempivano il comandamento del capitano.
      Ferruccio intanto, quasi il sole non gli avesse riarsa la faccia, il cammino stancate le membra, la fatica e la polvere assetato, taciturno si aggira per le mura della cittadella, specola i luoghi, esamina i muri, nota le archibusiere avverse, poi assente col capo ad una sua interna determinazione e, percotendo della palma aperta il parapetto, esclama: "Può farsi!"
      E subito dopo chiamò Vico e gl'impose portassegli una tazza di vino; si trasse l'elmo, non scosse la polvere, raddrizzò il cimiero. L'elmo pesante gli avea segnata sopra la fronte una traccia di sangue pesto; non importa: vi sovrappone di nuovo l'arnese di ferro; ei non ha tempo di sentire il dolore.
      Oh! questo è un uomo davvero
      , discorreva un soldato asciugandosi col dorso della mano la bocca dopo di aver bevuto; "egli principia dal principio; quando il soldato si è cibato e ha dormito, riprende allegramente il suo cammino, fosse anche per la eternità."
      Certo, il capitano Ferruccio
      , discorreva un altro, "ha avvertenza a tutto: infatti qual concetto dovrebbero formarsi nell'altro mondo dei soldati della Repubblica fiorentina, se, arrivati appena in paradiso, chiedessero da mangiare?"
      Ouf!
      esclama un terzo sbadigliando e stirando le braccia "muoio di sonno.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Vico Ferruccio Repubblica