Pagina (803/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Francesco! e il sangue?
      La infamia, come la morte, scioglie ogni vincolo; in voi ravviso un traditore, non un congiunto... vi risparmio la vita, e forse faccio male... Levatemivi dinanzi... traetelo fuori della presenza del vostro capitano(269).
      Fabrizio Maramaldo napoletano ebbe indole codarda e feroce; cupido di rinomanza quanto meno si sentiva a conseguirla capace; invidioso e superbo: costui militava nell'esercito imperiale e, fortuna fosse o favore, pervenne a tenere gradi supremi. Quando gli giunse la nuova della espugnazione di Volterra, trovandosi su quel di Siena, si vantò che gli sarebbe bastata la vista per menarsi dietro legato il venditore dei panni, chè tale ei chiamava il Ferruccio; lo avrebbero riveduto tra giorni; e mosse le compagnie, si portò sotto Volterra, dove con tutte le sue genti si pose alla porta di San Giusto. Appena fermato, manda un trombetto al Ferruccio intimandogli la resa, salve le vite: al tempo stesso con ispregio così del diritto delle genti come del Ferruccio gli confidava parecchie lettere dei fuorusciti scritte ai loro consorti, onde s'ingegnassero di levare a rumore Volterra, aiutando con le mene interne gli assalti di fuori. Venuto costui alla presenza del capitano della Repubblica malgrado gli avessero fermato addosso le lettere, non rimessa punto la napolitana burbanza, superbamente espose la superba ambasciata. Il Ferruccio non gli rispose parola; bensì presolo per mano lo riconduce verso la porta, e sul punto di accommiatarlo, presentandolo di alcuni fiorini, gli favella così:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Maramaldo Volterra Siena Ferruccio Volterra San Giusto Ferruccio Ferruccio Volterra Repubblica Ferruccio