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      Allora quei vecchi soldati risposero: "Colonnello, voi ci spingete a morire come pecore, e ve lo faremo vedere a vostra vergogna"; e s'incamminarono verso la cava.
      Gli udì Ferruccio ed esultò: non potendo contenere la interna allegrezza, replicò più volte: "Eccoli! Eccoli!" Allorchè conobbe essersi tanto inoltrati da percuoterli in pieno, sorgendo in tutta la maestà della sua persona, con terribile grido comandò: "Fuoco!"
      E i cannoni balenarono; le palle prendendo obliquamente la colonna dei nemici vi seminarono la strage: ora, mentre, incerti di consiglio, ignorando da qual lato si partissero le offese, non sapendo, mancati gli ordini, se dovessero spingersi avanti o ritirarsi, le artiglierie lanciano di nuovo la morte tra loro, l'istinto della conservazione prevalse alla disciplina, e laceri, sanguinosi si ritirarono. Fabrizio Maramaldo chiuso nella sua tenda non lasciò vedersi da alcuno.
      Qui fu che i soldati del Ferruccio, usando meno che temperatamente della vittoria, uncinarono per la pelle della schiena una gatta penzoloni fuori le mura della terra: la quale miagolando dileggiava il Maramaldo. Scrivono alcuni che questo ordinasse il Ferruccio, la quale cosa mi repugna credere di uomo così severo e feroce: ad ogni modo, o da lui lo illepido scherno movesse o da lui si sopportasse, non merita meno biasimo, conciossiachè il Sassetti, con parole che nè più gravi nè più acconce si potrieno immaginare intorno a siffatto proposito, osserva: "le facezie che mordono, lasciano cruda memoria di loro, e co' nemici più combattendo che burlando si guadagna.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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