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      Colpito a mezzo del corpo da una palla di cannone, Camillo da Appiano, signore di Piombino, trae un doloroso guaito scontorcendosi negli ultimi moti vitali.
      Muoio! oh muoio!
      lamentava; "almeno avessi un po' di confessore... perchè l'anima di un cristiano è troppo pesa per volare al cielo, se un confessore non la liberi dalla gravezza del peccato... Signor commessario, assolvetemi voi... Le mie colpe sono poche... nella espugnazione delle terre... quando la vittoria ubbriaca il soldato... intendete!... e poi la repuguanza irrita... e le più volte era ingiusta... perchè... L'altra è che tutto l'oro che mi trovo sopra l'armatura non lo aveva mica comperato dagli orafi di Ponte Vecchio... e... e..."
      Un getto di sangue che si scoppiò dalla bocca gli ruppe ad un tratto la parola e la vita(272).
      Gli assalitori si arrampicano sopra le rovine del muro, altri appoggiano le scale; le artiglierie proteggono l'assalto; nessuna palla passa senza recare offesa; d'intorno al Ferruccio, o di urto o di ferita, ad ogni istante casca gente; qualcheduno si rialzava, più molti rimanevano in terra prostesi, - era un tentare la provvidenza la più lunga dimora in cotesto luogo. Iacopo Bichi, il quale fino a quel punto non si discostava mai dal Ferruccio, adesso gli grida:
      Commessario, sgombrate di qui... il nemico ha voltato da questa parte tutte le sue artiglierie... non è il vostro posto...
      Non è il mio? - Non vedo altro pericolo maggiore... Lasciatemi stare.
      Messere Francesco, scansatevi per Dio!
      urla da un'altra parte Vico, "voi siete ferito nel ginocchio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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