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      Cominciarono gli esami dei testimoni, nessuno a discarico; molti deponevano come frate Vittorio, convertito il confessionale in bigoncia, quinci diffondesse parole di veleno contro la Repubblica e instigazioni al tradimento; altri gli contestarono la proposta da lui fatta di accompagnarlo a inchiodare i cannoni sul poggio San Miniato; non mancarono i soldati ch'egli con impudenza pari alla goffagine s'industriò contaminare per introdurre i nemici nel convento di San Francesco vestiti a modo di frati; in somma un cumulo di prove, di riscontri e d'indizii si aggravò sopra il suo capo da convincere la mente degli uomini meglio esitanti. Per un pezzo il frate durò a gridare calunnia e vomitare contro i testimoni atrocissime contumelie; poi all'improvviso gli mancò l'ardire e si gettò genuflesso sul pavimento piangendo dirotto e gridando:
      Misericordia! misericordia! vi prenderà ira contro un cane morto? Vi appoggerete sopra la canna rotta? Abbiate compassione di un povero folle....
      Ed io pure sono folle, ma non ho mai morso le mammelle che mi porsero il latte!
      esclamò improvviso Pieruccio, il quale, introdottosi furtivamente nella sala, se ne stava accovacciato a mo' di cane sotto le panche tra i piedi dei padri, - e meglio delle parole erano rampogna il suo aspetto attrito e le sue piaghe tuttavia sanguinanti. Poi sollevando le braccia in atto solenne, così favellava ai cittadini adunati: "Voi li salverete, voi non avrete cuore di condannarli... Sventura a voi! L'albero che avete piantato non alligna nella terra dei codardi e dei traditori, - e sì, - e sì che l'albero piantato da voi, quando non frutta libertà, somministra il legno per costruire il patibolo!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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