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      - Del conforto che, abbandonandomi tutti, vi compiaceste compartirmi, vi rimeriti Dio, ch'io nè con parole nè con altro posso. - Se di tutt'altra morte io mi morissi e per diversa causa, io vi direi, - e qui si trasse un anello dal dito, - messer Dante, portate questo in ricordanza di me; e voi lo porterete per amor mio; - ma io non ho diritto di raccomandare la mia memoria; - si raccomandano ai superstiti le cose infami? - Via da me questo superbo desiderio
      ; e così favellando gittò in un canto della cappella l'anello: "dimenticatemi..."
      Di nuovo silenzio; alla fine del quale, a voce più fioca, quasi con pena continuò:
      Messer Dante, voi ve n'andrete, vi scongiuro, da mia madre
      ; e poi, come se avesse fatto uno sforzo superiore alla sua lena, si tacque.
      Il Castiglione, con gli occhi chini al pavimento, aspettò lungo tempo che il Soderini continuasse. Poichè ebbe invano aspettato, egli stesso riprese con suono di voce che studiò rendere quanto meglio poteva soave:
      Andrò da vostra madre...
      Lorenzo trasalì, curvò la persona, gli occhi strinse e le mani e non potè proferire parola.
      Chi può ridire il dolore che Lorenzo soffrì in cotesto istante supremo? Il suo corpo non meno che la sua anima stette percossa dall'atroce catalessi. Quando pure potesse descriversi, le lagrime cancellerebbero l'inchiostro, la mano tremante impedirebbe si formasse la parola; - io passo questo momento senza narrarlo.
      E nondimeno volendo Lorenzo esprimere quel suo concetto, per riuscirvi cominciò da più lungo circuito e riprese a dire:


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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