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      Eh! frate mio, rammentatevi che frate sono pure io e che conosco quanti paperi vanno al paio; se voi andaste a contare le vostre novelle ad un altro, pazienza! Lo comprenderei ancora io; - ma che veniate a contarle a me che sono del mestiere! - Davvero gli è tempo perso. - Dunque mi dite piuttosto, se a levarmi di mano a questi giudei ci hanno pensato. - Si sono uniti? Le armi le hanno pronte?
      Affrettate il passo. Gli spettabili signori Otto hanno ordinato che alle quindici ore sia spedita ogni cosa.
      Queste parole dette dal sergente maggiore della milizia fiorentina interruppero il tristo frate.
      Alle quattordici circa e tre quarti giunsero presso la porta alla Croce, dove avevano innalzato il patibolo. Lorenzo Soderini, soffermatosi a piè della scala e alzati gli occhi, gemè dal profondo.
      Fate cuore, fratello
      , lo avvertiva il mansueto cappuccino, "non è mai troppo dolorosa quella scala che mette al paradiso."
      Di repente, una femmina prossima alla vecchiezza, di nobile portamento, vestita a corruccio, sbuca di sotto al palco: e si pianta ferma davanti al Soderini presso la scala.
      Sgombrate il luogo, femmina....
      Io! - Io sono colei che mette posta maggiore in questo giuoco di sangue.
      Ahi madre mia!
      urla Soderini, e si voltola smanioso ai piedi della sua genitrice.
      Ella poi non muta positura e nè anche sembiante; immobile e severa favella:
      Qui ti aspettava.
      Per pietà trascinatemi al supplizio; - chiudetemi presto gli occhi, - fate che i miei orecchi non ascoltino....
      I tuoi orecchi non cesseranno di ascoltare prima che dentro loro risuoni una parola.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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