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      O Degerando! perchè non vi volgete piuttosto alle passioni dei potenti e non gli ammonite a rinunziare ai metalli che cava il minatore? Perchè non insegnate a costoro rispettare la immagine di Dio, rimovendone il piede dal collo avvilito? Quando celebrerete l'uomo uguale all'altr'uomo, - quando direte la umanità non essere nata onde una parte di lei sia più che numi, un'altra meno che bestie; allora sì che vi saluterò filosofo davvero. Che se le condizioni della pervertita nostra natura non consentono miglioramento, allora tacete. Non accrescete ai dolori di questa maledizione che si chiama vita il fastidio delle vostre voci. Nella schiavitù di Babilonia, le vergini di Giuda appesero l'arpa al salice - e piansero.
      Negli ultimi tempi una simile filosofia, ch'io volentieri chiamerei narcotica, più che altrove intorpidì l'Alemagna. Colà il sospetto aveva posto un puntello sotto il mento degli uomini e costringeva le teste a starsi rivolte verso le nuvole, - temeva gli sguardi si chinassero alla terra. Goethe, ingannato, o ingannatore, a modo di mago aveva descritto un cerchio e contendeva agli spiriti affollati oltrevarcarlo. Allora quelle profonde menti tedesche, mancando gli argomenti pratici, consumarono la copia della interna energia in astrattezze infinite, in deduzioni di deduzioni, in serie interminabili di vertiginose fantasticherie. Ma Goethe, il quale gravitava con la propria gloria sopra il suo paese a guisa di vampiro, cessò: sciolto è l'incantesimo, il circolo rotto: il braccio della tirannide diventò paralitico, e l'ingegno tedesco già scende terribile gladiatore nell'arena del concreto.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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