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      Zanobi Bartolini sopra gli altri contribuì alla perdita della libertà della patria; non già che le fosse nemico, anzi ei l'amava, ma a modo suo e non senza vantaggio di sè. Gli altri, come Baccio Valori e Francesco Guicciardini, le nocquero meno, quantunque le procedessero apertamente avversi, perchè le suggestioni loro apparvero sospette e furono respinte; quelle invece del Bartolino benissimo accolte, movendo da persona che pensavano di ottima mente verso l'attuale governo. Era l'ingegno di Zanobi in apparenza pieghevole, in sostanza poi piuttosto ostinato che fermo; avendo egli composto un modo di società al quale da gran tempo non trovava da aggiungere o da togliere più nulla, chiuse lo intelletto dentro un circolo determinato, e nella maniera medesima che aveva posto al suo spirito le colonne di Ercole, così consentiva la umanità progredisse fino a quel punto e non più oltre; di là dal segno non sapeva immaginare altro che abisso e rovine. Superbo più che ad uomo non conviene, pose la sua parola contra l'onda popolare, stimò l'avrebbe rispettata. Dio solo ha potuto porre tra il mare e la terra una parola che si mantenne dal principio dei secoli fino a noi, quasi muro di bronzo alle usurpazioni del soverchiante elemento: quando un uomo, comunque re, comunque circondato di gloria terrena, ardì imporre leggi all'Oceano, questo gli rovesciò con la spuma il suo trono, gli empì la corona di alga, e se men ratto alla fuga era costui, col più breve de' suoi flutti gli avrebbe dato una sepoltura vasta quanto i suoi regni.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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