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      I giovani Fiorentini, per quello che assicurano gli storici, gareggiarono co' soldati vecchi, e assai chiaramente dimostrarono come per essi si sarebbe potuto salvare la patria, se un capitano meno tristo lo avesse voluto. Intanto il signor Stefano non vede comparire il soccorso di Pasquino, e ben si avvisa della cagione. Il valore dei prodi uomini che gli stanno d'intorno lo assicura di non perdere, ma, per vincere conosce abbisognare di sforzo maggiore; tuttavolta riappicca con sempre crescente avventatezza la zuffa contro i Tedeschi, che si difendono con l'estremo della possa loro; stanno davanti alle percosse saldi come muro di bronzo. Qui fu che il Colonna rilevò due ferite, una nella bocca con perdita di più denti, l'altra nelle parti pudende. Così si travagliavano da una parte e dall'altra quando, cominciando farsi giorno, Malatesta, udendo il suono delle trombe e vedendo che i cavalli nemici si apparecchiavano a guadare il fiume, invece di opporsi, come era suo officio, richiamò Margutte Perugino, che aveva mandato avanti con cento cinquanta archibusieri, e Cencio cogli altri soldati. Dante da Castiglione, accorgendosi del brutto abbandono, corre alla volta del Colonna e lo prega a ritirarsi; egli rimarrà a sostenere l'assalto. Il signore Stefano soldato vecchio, a cui pareva troppo grande vergogna lasciare il campo mentre il Castiglione, giovane e nuovo nell'arme, vi si mantiene, rifiuta. Non riuscendo Dante a persuaderlo con le parole, si volge ai circostanti ed esclama: "E che! lascerete voi finire il valente capitano Colonna così malconcio della persona?


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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