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      Ahi quanto mi travaglia Fiorenza!"
      E i capitani vennero, coperti di armi maravigliose, a vedersi; e il Ferruccio esultò e,
      Alzatemi
      , soggiunse, il gonfalone col motto di LIBERTÀ davanti gli occhi; se gli occhi, sollevando io non vedo le pieghe di questo venerato vessillo occupare parte dell'azzurro del firmamento, parmi vedovo il cielo, - non mi riesce di pregare Dio. - Anime generose, deh! non mi mancate in tanto estremo, obbedite adesso ad ogni mio comando.... Voi lo vedete... non ve lo chiedo per me... per la patria vostra lo chiedo... a voi tutti palpita un cuore... voi tutti avete od aveste una madre... una donna... una cosa cara nel mondo, - voi non rallegrerebbe questa dolcezza di amore senza la patria.... Amate... amate la patria.... Credete in me, - Dio non ne sarebbe geloso, se voi l'amaste anche sopra di lui."
      Capitano Ferruccio, state di buon animo, noi vinceremo o ci faremo ammazzare con voi.
      Il giorno veniente ordinò si schierassero i soldati lungo le sponde dell'Arno; egli sorretto da Vico e da Giampagolo si accostò al balcone per contemplarli, - erano tre mila pedoni, trecento circa cavalieri, - buona gente, ma pure tre mila trecento. Ferruccio stette a considerarli con liete sembianze, poi all'improvviso si fece tristo, e tanto non potè frenare la interna passione che non prorompesse in queste acerbe parole:
      Ecco lo sforzo d'Italia per combattere lo straniero. Tre mila trecento uomini e con pene di sangue allestiti. Quanti eravate schierati su queste sponde medesime e di una sola città d'Italia, - di Pisa, - quando moveste a battaglia di morte contro una città sorella.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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