Pagina (930/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Dove nacquero questi eroi non so, come si chiamarono, tranne pochi, nemmeno; - ma di questi pochi, vinci il fastidio, amico lettore, se sei italiano, e leggi i nomi - nudi, - soli, - non fosse altro per gratitudine e per imporne uno al figliuolo che sta per nascerti: potresti fare di meno in onoranza di guerrieri che dettero la vita, tentando conservarti la libertà?
      Vissero uomini (che Dio li perdoni) a cui talentò calunniare la gloria e dirla polizza giuocata alla lotteria della storia, fumo, sogno e mattana. - Non è forse sfrondato abbastanza l'albero della vita onde ci affatichiamo ad abbatterne le ultime foglie? - Evvi una gloria che presto si spenge, come la luce della farfalla detta lanternaia, côlta dalla morte e ve n'è un'altra nella di cui lampada il tempo versa secoli e secoli per alimentarla. Evvi una gloria per gli oppressori dei popoli, e ve ne ha un'altra pei liberatori; - la prima danno gli uomini, la seconda scende dal cielo. - Salute, o vera gloria! Nè calunnia nè dubbio potranno mai tanto accecare l'uomo che non veda questa stella polare della sua vita. Tu scintilli traverso le mura del carcere, - tu coruschi anche sul ferro della scure. Pochi anni bastano a disperdere le dovizie raccolte, - la verga del potere tosto o tardi si rompe come vetro nelle mani dei potenti, le tombe orgogliose, le piramidi stesse non salvano dall'oblío; - ma tu fedele al tuo amante irradii il suo tumulo modesto; - le generazioni che uscirono dal tuo fianco quinci derivano ogni giorno decoro, nè tu consenti che impallidisca per tempo; il tuo iride divino, volga la stagione procellosa o serena, non iscomparisce mai dal cielo dei generosi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Dio