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      Il giorno se ne andava, e non è da dirsi con quanta passione vedessero i più animosi accostarsi il sole al tramonto. Allora Malatesta, per isfuggire il mormorio che udiva a mano a mano andare crescendo, quantunque i soldati conservassero le ordinanze, nella stessa guisa che il mare gorgoglia innanzi che il vento soffi ad agitare le sue onde, si cansò andandosene verso porta San Nicolò. Colà giunto, spedì Cencio Guercio con altri suoi fidati incombenzandoli di andare a riconoscere il sito e i forti degli imperiali; tornassero tosto per quanto avevano grata la sua grazia; capirono, come doverono comprendere, e si affrettarono co' passi della testuggine. Così il subdolo Malatesta, baloccandosi ora intorno ad una cosa, ora intorno ad un'altra, pervenne a sera. Rimanendo spazio breve di giorno, quinci egli si tolse all'improvviso, e con lui tutti i Perugini e tutti i Corsi, raccolte prima le bagaglie, onde le compagnie ne rimasero disordinate. La notte sopraggiunta non concesse luogo di abbracciare prontamente altro partito, - all'opposto nacque confusione e terrore: - temerono che i soldati del Malatesta, aperte le porte, lasciassero il nemico irrompere nella città e mandarla a ruba: i giovani della ordinanza, ancora efficacissima nelle estremità della cadente repubblica, stettero tutta la notte vigilantissimi, guardando le strade e le piazze con amorevole diligenza. - Questo stato non può durare; gli eventi precipitano al fine; egli fu deplorabile, - ma pieno di onore, di compassione e di germi di futura vendetta.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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