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      Maledetta sia la paura che vi fa vedere da per tutto il principe di Orange come se fosse il trentadiavoli e la versiera! Vi pare egli che esso avrebbe voluto o potuto abbandonare il campo sotto Fiorenza?
      Io vi giuro pel corpo di Cristo, messere Ferruccio, che Orange vi sta incontro; molti dei nostri lo hanno veduto.
      Allora il Ferruccio trasse un sospiro e tra i denti mormorò: "Ahi! traditore Malatesta!"
      Subito dopo il Ferruccio, raccolti i capitani, esponeva: stargli di fronte il nemico, il quale bene si avvisava incontrare, ma non già in sì gran numero, nè il principe stesso, nè così subito alle spalle; argomentare dallo stormo, essere inseguito; dicessero essi quello che in tanto estremo intendevano imprendere. - Risposero tutti: quanto a lui piacesse a loro piaceva, essere parati a mettere la vita nella imminente battaglia. - In mezzo a tanto consenso per combattere, Giampagolo Orsino, comecchè sentisse sarebbero tornate malgradite le sue parole, pure non volle mancare al debito di leale soldato, aprendo francamente il parer suo. Egli fece notare il fine di ogni loro sforzo essere la liberazione di Firenze e la salute della Repubblica; quindi ogni ingegno doversi porre a entrare sani e salvi in patria; potere questo di leggeri venir fatto seguitando su pei monti la strada tenuta dalle femmine fuggenti da San Marcello, e procedendo per gli Appennini riuscire in Mugello, donde calati a Scarperia, sarebbero venuti quasi su le porte di Firenze. - Ai quali consigli il Ferruccio oppose: che per fuggire bisognava lasciarsi dietro carriaggi e vettovaglie, sicchè non sapea di che avrebbe nudrito i soldati per quelle aspre giogaie; ancora, i nemici avere gambe pronte quanto le loro, per lo che gli avrebbe incontrati in ogni luogo forti come ora, più baldanzosi di ora, entrando in concetto di seguitare gente schiva di venire alle mani: e messo da banda il sospetto di essere perseguitato, quello che punto maggiormente aveva a temere era, che, precorrendolo nel piano di Mugello, quivi i nemici lo aspettassero e, come quelli che troppo, in ispecie cavalli, lo superavano, a mano salva l'opprimessero(331); finalmente conchiudeva con la proposta altre volte avanzata da lui, cioè che se il nemico cui andava incontro fosse di poco od anche una metà superiore al suo esercito, egli lo avrebbe vinto di certo; oppure lo superava di sette od otto volte, ed allora i cittadini di Firenze avrebbero assalito il campo vuoto di soldati e così liberato in altro modo la patria.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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