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      Io stesso placherņ la tua anima, spargendo le ultime stille di questo sangue esecrato. Accetta questo estremo ufficio con quel cuore col quale te l'offriamo e che ci viene fatto meno tristo dal pensiero che sia per riuscirti gradito nel seggio glorioso a cui fosti assunto. Tedeschi... Spagnuoli... Italiani..., applaudite... all'anima del principe di Orange!
      E col volto colore di cenere, gli occhi stralunati, recatosi in mano il pugnale, si avvicina a gran passo verso il Ferruccio.
      E questi vedendoselo ormai venire addosso, lo guarda in volto e sorridendo gli dice:
      Tu tremi! Ecco... tu ammazzi un uomo morto.
      E il ferro dell'assassino penetrņ fino al manico nell'intemerato petto del prode Ferruccio.
      Mentre, dibattendosi nella morte, solleva il Ferruccio le mani, incontra il lembo dello stendardo imperiale, - apre per l'ultima volta gli sguardi, lo ravvisa, - lo afferra nella convulsione dell'agonia e, fattolo cadere, vi si avviluppa le membra.
      La bandiera nemica serve di lenzuolo funerario al Ferruccio... Egli lo vede... esulta e spira l'anima immortale.
      Di che mai comporrebbe l'Eterno la corona dei suoi santi, se l'anima del Ferruccio non fosse cittadina nel cielo?
      Dove riposa il suo corpo? S'ignora; - non pietra, - non segno, - non iscrizione accenna il luogo dov'ebbero ultima stanza le gloriose sue ossa. Nč ciņ crediate per impedimento di governanti, ma per viltą, per ignoranza, per ignavia dei posteri. Oh Dio! simili cose scrivendo, io mi vergogno d'essere nato uomo.
      Dicono fosse gittato lungo la grondaia della chiesa della Gavinana, e il manoscritto del capitano Cini racconta che, scavando ai suoi tempi presso le mura della chiesa, fu rinvenuto uno scheletro di grande ossatura corrispondente al corpo robusto che aveva il Ferruccio, siccome ci attestarono gli scrittori.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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