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      Bene a ragione il Cellesi pensò che per una rea femmina non dovesse mandarsi a male un uomo prode, chè tale si fu Nicolò, e, se togli questo peccato che ho detto, anche costumato cavaliere.
      Durarono assai tempo i predicatori a citare dai pergami un simile atto nelle loro dicerie al popolo, favellando dell'amore del prossimo. E forse io penso che anche oggi non isdegnerebbero rammentarlo, se lo sapessero. Ma i predicatori non leggono più storie.
     
      I giorni susseguenti alla battaglia, quando i vincitori si erano partiti trascinando i vinti, i feriti languivano lontani negli ospedali, e la terra aveva accolto i morti; - allorchè il silenzio e il terrore occupavano quei campi fatali, - fu vista aggirarsi per valli e per pendici una forma di donna palpitante, scapigliata, quasi menade ebbra di vino... Oh! ella era ebbra davvero, ma di dolore; - con la faccia ritta al cielo, battendo le palme rapida, a guisa di lingua di fuoco scorreva pei ciglioni dei precipizi, e l'aria forte percossa dal ventilare dalla sua veste bianca le fremeva dietro come persona commossa dal pericolo di qualche capo diletto. Il montanaro, la contemplando giù della forra o dalla balza vicina, chiudeva gli occhi pel terrore, e facendosi il segno della salute supplicava per l'anima di lei... se non che, sogguardando pauroso, la rimirava festante spaziare lontana dal dirupo, - quando ecco sottentra a perigliare su l'arduo sentiero altro e più compassionevole oggetto, - era un vecchio oppresso dagli anni e dalle sciagure, il quale, sebbene gli tremassero sotto le gambe, aveva ben saldo il cuore; ad ogni orma che stampa vacillante sul ciglione, scorre nell'anima di chi lo vede il ribrezzo, e la pelle rimane compresa da crispazione angosciosa.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Cellesi Nicolò